La sagra dell'uva più antica d'Italia dal 1925

Leone Ciprelli

L'ideatore della Sagra dell'Uva di Marino

Biografia di Leone Ciprelli

L’ideatore dell’evento, com’è noto, fu il poeta e autore romanesco Ercole Pellini, meglio conosciuto con il nome d’arte di Leone Ciprelli, nato a Roma nel 1873 da genitori marinesi, Gaetano Pellini e Barbara De Marzi.
Compie studi elementari e medi che completa con una preparazione autodidatta di storia e letteratura mentre lavorava come contabile presso un’industria di macellazione.

Maturò idee politiche mazziniane, repubblicane e solidaristiche. Iniziò a scrivere poesie in dialetto per la rivista “Rugantino” nel 1893, ma la fama arrivò solo nel 1906, quando vinse il primo premio ad un concorso teatrale dialettale con il dramma “Santo disonore”, rappresentato al teatro Quirino nel 1907.

Tra i drammi più amati che scrisse in questo periodo bisogna ricordare “La Parrocchietta” (1916). Dopo la prima guerra mondiale fondò numerose riviste dialettali, tra cui spicca “Ghetanaccio” (1927-1929). Non dimenticò mai il suo legame con Marino: è in questi anni che ideò ed animò la Sagra dell’Uva.

L’opera poetica di Leone Ciprelli, pubblicata in edizione integrale solo nel 1986 a cura di Ugo Onorati, consiste in 298 poesie in dialetto romanesco e 119 in italiano. Morì nel 1953, e nel 1963 il suo corpo è stato traslato dal cimitero romano del Verano al cimitero di Marino per iniziativa di un comitato di cittadini marinesi.

A Marino lo ricorda anche un medaglione di bronzo sulla facciata del vecchio Palazzo comunale in piazza Matteotti.

La Sagra dell’Uva di Marino come fenomeno popolare

La Sagra di Marino diventò fin da subito un fenomeno popolare, tanto da essere soggetto di numerose canzoni presentate al più importante festival musicale romano dell’epoca, quello di San Giovanni.
La più famosa è “Una gita a li Castelli”, anche nota come “Nanni’” per via del ritornello: fu scritta da Franco Silvestri e cantata da Ettore Petrolini, grande interprete del teatro romanesco, che la portò alla celebrità.

Ma altre stornellate sul tema Sagra furono “Sagra d’amore” e “La Sagra dell’amore” di Giuseppe Micheli, meno celebri ma opera di un illustre autore della canzone romanesca, tra l’altro amico del Ciprelli.
Marino fu per un decennio, dal 1926 al 1936, il secondo cuore della canzone romanesca, nel periodo del suo massimo splendore, grazie al concorso poetico musicale organizzato da Leone Ciprelli durante i giorni della Sagra, concorso a cui presenziarono tutti i grandi nomi della cultura romana e romanesca di quegli anni, da Trilussa, Petrolini e Romolo Balzani.

Nello stesso periodo Carlo Emilio Gadda, lo scrittore milanese innamorato di Roma, ci lascia un racconto ambientato durante la Sagra dell’Uva, datato 1934 e pubblicato nella raccolta di racconti “Il Castello di Udine”. Gadda ambienterà a Marino e nel suo territorio anche alcune scene del suo capolavoro, “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”.

La guerra sospese brutalmente i festeggiamenti

Dal 1941 al 1944, la Sagra si ridusse alla celebrazione religiosa della Madonna del Rosario.
La prima vera Sagra del dopoguerra si tiene domenica 7 ottobre 1945, ed è la ventunesima edizione. Si era discusso se continuare o no a festeggiare un evento che in molti consideravano un retaggio fascista, a causa dello sfruttamento massiccio che ne era stato fatto a fini di propaganda da parte dell’Opera Nazionale Dopolavoro.

Fu Leone Ciprelli a difendere la Sagra e a farla rinascere una seconda volta; scrisse anche questi versi dedicati alle macerie della fontana dei Quattro Mori:

 
 

“Così ridotta piovve ancora vino di bono augurio agli ospiti e a Marino”

Testi riprodotti dal volume: 90 Sagre dell’Uva – tra Storia  Arte e Folklore (2014) – Edoardo Scialis

Biografia di Leone Ciprelli

L’ideatore dell’evento, com’è noto, fu il poeta e autore romanesco Ercole Pellini, meglio conosciuto con il nome d’arte di Leone Ciprelli, nato a Roma nel 1873 da genitori marinesi, Gaetano Pellini e Barbara De Marzi.
Compie studi elementari e medi che completa con una preparazione autodidatta di storia e letteratura mentre lavorava come contabile presso un’industria di macellazione.

Maturò idee politiche mazziniane, repubblicane e solidaristiche. Iniziò a scrivere poesie in dialetto per la rivista “Rugantino” nel 1893, ma la fama arrivò solo nel 1906, quando vinse il primo premio ad un concorso teatrale dialettale con il dramma “Santo disonore”, rappresentato al teatro Quirino nel 1907.

Tra i drammi più amati che scrisse in questo periodo bisogna ricordare “La Parrocchietta” (1916). Dopo la prima guerra mondiale fondò numerose riviste dialettali, tra cui spicca “Ghetanaccio” (1927-1929). Non dimenticò mai il suo legame con Marino: è in questi anni che ideò ed animò la Sagra dell’Uva.

L’opera poetica di Leone Ciprelli, pubblicata in edizione integrale solo nel 1986 a cura di Ugo Onorati, consiste in 298 poesie in dialetto romanesco e 119 in italiano. Morì nel 1953, e nel 1963 il suo corpo è stato traslato dal cimitero romano del Verano al cimitero di Marino per iniziativa di un comitato di cittadini marinesi.

A Marino lo ricorda anche un medaglione di bronzo sulla facciata del vecchio Palazzo comunale in piazza Matteotti.

La Sagra dell’Uva di Marino come fenomeno popolare

La Sagra di Marino diventò fin da subito un fenomeno popolare, tanto da essere soggetto di numerose canzoni presentate al più importante festival musicale romano dell’epoca, quello di San Giovanni.
La più famosa è “Una gita a li Castelli”, anche nota come “Nanni’” per via del ritornello: fu scritta da Franco Silvestri e cantata da Ettore Petrolini, grande interprete del teatro romanesco, che la portò alla celebrità.

Ma altre stornellate sul tema Sagra furono “Sagra d’amore” e “La Sagra dell’amore” di Giuseppe Micheli, meno celebri ma opera di un illustre autore della canzone romanesca, tra l’altro amico del Ciprelli.
Marino fu per un decennio, dal 1926 al 1936, il secondo cuore della canzone romanesca, nel periodo del suo massimo splendore, grazie al concorso poetico musicale organizzato da Leone Ciprelli durante i giorni della Sagra, concorso a cui presenziarono tutti i grandi nomi della cultura romana e romanesca di quegli anni, da Trilussa, Petrolini e Romolo Balzani.

Nello stesso periodo Carlo Emilio Gadda, lo scrittore milanese innamorato di Roma, ci lascia un racconto ambientato durante la Sagra dell’Uva, datato 1934 e pubblicato nella raccolta di racconti “Il Castello di Udine”. Gadda ambienterà a Marino e nel suo territorio anche alcune scene del suo capolavoro, “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”.

La guerra sospese brutalmente i festeggiamenti

Dal 1941 al 1944, la Sagra si ridusse alla celebrazione religiosa della Madonna del Rosario.
La prima vera Sagra del dopoguerra si tiene domenica 7 ottobre 1945, ed è la ventunesima edizione. Si era discusso se continuare o no a festeggiare un evento che in molti consideravano un retaggio fascista, a causa dello sfruttamento massiccio che ne era stato fatto a fini di propaganda da parte dell’Opera Nazionale Dopolavoro.

Fu Leone Ciprelli a difendere la Sagra e a farla rinascere una seconda volta; scrisse anche questi versi dedicati alle macerie della fontana dei Quattro Mori:

 
 

“Così ridotta piovve ancora vino di bono augurio agli ospiti e a Marino”

Testi riprodotti dal volume: 90 Sagre dell’Uva – tra Storia  Arte e Folklore (2014) – Edoardo Scialis