La sagra dell'uva più antica d'Italia dal 1925

Il vino Marino DOC

Nettare delle colline marinesi

Vino Marino DOC

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antico “Ferentum”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del vino “Marino”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Marino”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Marino” è attestata fin dall’epoca romana, in molti opere dei georgici latini. Nel medioevo i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura.

Nel 1237 la feudataria Giacoma de Settesoli, vedova di Graziano Frangipane, concesse alla Comnunità marinese i suoi primi statuti che contenevano capitoli che regolamentavano la viticoltura. La bontà del vino è attestata già dal ‘600 come nel Trattato della natura del vino, e del ber caldo, e freddo (1608) del Van Meyden che scrive

“E benché tutte quest’uve siano comuni al territorio di Roma, è il suo distretto, sono però più perfette, e migliori in un luogo, chi in un altro, onde li Vini di Albano, di Frascati, di Marini, di Castel Gandolfo, &c. sono eccellentissimi”.

Anche il Tassoni nel 1627 nell’opera “De’ pensieri diversi” , discorrendo sul declino dei vini di Napoli presso i Romani riporta:“..e trouano di preferire i vini loro più sani allo stomaco, e più grati al gusto di quelli di Napoli, massimamente gli Albani, i Gianziani, quei di Marino, di Caprarola, di Graduli”. Nel 1703 il Piazza nell’opera La Gerarchia cardinalizia cita Marino per “la copia, e preziosità de’ vini”.

Nel 1837 il Castellano (Lo stato pontificio nei suoi rapporti geografici, storici, politici…) descrive il territorio di Marino riportando

“La fertilità di esso è stata sempre rinomata, ed oltre il vino , che non cede, in qualità a quello de’ dintorni, le altre vegetali produzioni tutte vi prosperano”, come il Dalbono in Roma antica e moderna: memorie e frammenti (1864) “fertile ha il terreno: piacevoli e grati i vini”.

Nell’opera Monumenti dello Stato pontificio e relazione topografica di ogni paese (1835) il Marocco scrive per Marino “Produce vino in abbondanza, e di ottimo gusto , che supera certamente nel rosso i luoghi circonvicini, cedendo però nel bianco ai soli vini di Genzano, e di Civita Lavinia”.

Nella Difesa del popolo romano sull’abbandono della campagna (1848) il De’. Giovanni riporta “La vite è pressochè indigena in tutte le provincie , e vi si fanno distinguere i vini di Orvieto, di Montefiascone, di Romagna , di Marino, ..”.

La continuità nel tempo della viticoltura marinese emerge dalla Collezione di carte pubbliche: proclami editti, ragionamenti ed .. Volume 3 della Repubblica Romana (1798-1799) in cui si riporta la confisca al clero della Vigna alla Castagnola, a Costarotonda, a Valle de Paolis, a Campo Vecchio, a Colli S. Paolo, a Colle Picchione che ancora oggi sono coltivate a vigneto.

Nella pubblicazione Roma, dati statistici (1861) di Cesare Mazzoni si parla del commercio di esportazione e d’importazione della città di Roma e si afferma “Il vino viene fornito da Velletri, Genzano, Marino, ..”; in Agricoltura e quistioni economiche: che la riguardano, (1860) Volume 2 il Passy scrive “io non finirò questo colpo d’occhio vinicolo senza ricordare gl’importanti saggi che M. De Custines ha tentati in Ciampigno (l’odierna Ciampino) presso Frascati. Egli fa colà un vino, che trasporta in Francia, e che riesce abbastanza”.

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende che, unite alla professionalità degli operatori, hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del “Marino”.

Il Vino DOC Marino ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 6 agosto 1970.

Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Marino

L’area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Marino si estende sulle colline situate tra il versante nord-occidentale dei Colli albani e la parte meridionale dell’Agro romano posta alle pendici del Vulcano laziale, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all’espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Marino è localizzata in: provincia di Roma e comprende il territorio dei comuni di Marino, Ciampino e, in parte, il territorio dei comuni di Roma e Castelgandolfo.

Testi: www.assovini.it

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antico “Ferentum”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del vino “Marino”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Marino”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Marino” è attestata fin dall’epoca romana, in molti opere dei georgici latini. Nel medioevo i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura.

Nel 1237 la feudataria Giacoma de Settesoli, vedova di Graziano Frangipane, concesse alla Comnunità marinese i suoi primi statuti che contenevano capitoli che regolamentavano la viticoltura. La bontà del vino è attestata già dal ‘600 come nel Trattato della natura del vino, e del ber caldo, e freddo (1608) del Van Meyden che scrive

“E benché tutte quest’uve siano comuni al territorio di Roma, è il suo distretto, sono però più perfette, e migliori in un luogo, chi in un altro, onde li Vini di Albano, di Frascati, di Marini, di Castel Gandolfo, &c. sono eccellentissimi”.

Anche il Tassoni nel 1627 nell’opera “De’ pensieri diversi” , discorrendo sul declino dei vini di Napoli presso i Romani riporta:“..e trouano di preferire i vini loro più sani allo stomaco, e più grati al gusto di quelli di Napoli, massimamente gli Albani, i Gianziani, quei di Marino, di Caprarola, di Graduli”. Nel 1703 il Piazza nell’opera La Gerarchia cardinalizia cita Marino per “la copia, e preziosità de’ vini”.

Nel 1837 il Castellano (Lo stato pontificio nei suoi rapporti geografici, storici, politici…) descrive il territorio di Marino riportando

“La fertilità di esso è stata sempre rinomata, ed oltre il vino , che non cede, in qualità a quello de’ dintorni, le altre vegetali produzioni tutte vi prosperano”, come il Dalbono in Roma antica e moderna: memorie e frammenti (1864) “fertile ha il terreno: piacevoli e grati i vini”.

Nell’opera Monumenti dello Stato pontificio e relazione topografica di ogni paese (1835) il Marocco scrive per Marino “Produce vino in abbondanza, e di ottimo gusto , che supera certamente nel rosso i luoghi circonvicini, cedendo però nel bianco ai soli vini di Genzano, e di Civita Lavinia”.

Nella Difesa del popolo romano sull’abbandono della campagna (1848) il De’. Giovanni riporta “La vite è pressochè indigena in tutte le provincie , e vi si fanno distinguere i vini di Orvieto, di Montefiascone, di Romagna , di Marino, ..”.

La continuità nel tempo della viticoltura marinese emerge dalla Collezione di carte pubbliche: proclami editti, ragionamenti ed .. Volume 3 della Repubblica Romana (1798-1799) in cui si riporta la confisca al clero della Vigna alla Castagnola, a Costarotonda, a Valle de Paolis, a Campo Vecchio, a Colli S. Paolo, a Colle Picchione che ancora oggi sono coltivate a vigneto.

Nella pubblicazione Roma, dati statistici (1861) di Cesare Mazzoni si parla del commercio di esportazione e d’importazione della città di Roma e si afferma “Il vino viene fornito da Velletri, Genzano, Marino, ..”; in Agricoltura e quistioni economiche: che la riguardano, (1860) Volume 2 il Passy scrive “io non finirò questo colpo d’occhio vinicolo senza ricordare gl’importanti saggi che M. De Custines ha tentati in Ciampigno (l’odierna Ciampino) presso Frascati. Egli fa colà un vino, che trasporta in Francia, e che riesce abbastanza”.

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende che, unite alla professionalità degli operatori, hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del “Marino”.

Il Vino DOC Marino ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 6 agosto 1970.

Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Marino

L’area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Marino si estende sulle colline situate tra il versante nord-occidentale dei Colli albani e la parte meridionale dell’Agro romano posta alle pendici del Vulcano laziale, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all’espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Marino è localizzata in: provincia di Roma e comprende il territorio dei comuni di Marino, Ciampino e, in parte, il territorio dei comuni di Roma e Castelgandolfo.

Testi: www.assovini.it